COMUNQUE VADA, CON TE IL SOGNO CONTINUA

Ci sono tre canzoni del tuo immenso repertorio, che a mio avviso sintetizzano
quel primo e secondo tempo della tua vita.
“Come è profondo il mare” “Emilia” e “il cielo”.
Si, perchè tu sei arrivato…dal mare, come ha decantato in 4/3/43.
Poi hai proseguito il tuo cammino in quelle strade e quei luoghi a te molto familiari,
citati nel brano “Emilia”, cantata con Morandi e Guccini.
E oggi te ne stai lassù “dove la terra finisce e la’ comincia il cielo”.
Sei stato un grande innovatore.
Ti piaceva sperimentare di tutto:
dalle musiche, ai testi, a volte censurati come per “Gesù bambino” alias 4/3/43.
Ai suoni che ricercavi in ogni tua nuova opera, si perchè le tue non erano canzoni,
ma opere da custodire gelosamente e da consegnare ai posteri
come testamento musicale.
Non contento, hai firmato una regia di StraWinskiy al comunale di Bologna,
fino a suonare all’Opera Jazz di Vienna, perchè tu dicevi che
“la musica non ha steccati ed è fondamentale che non li creino quelli che organizzano”.
Il lavoro che facevi non ti pesava mai, perchè ti divertivi, contaminando
di divertimento anche coloro che collaboravano con te, e nello stesso tempo eri propositivo, come quella volta
che in fase di realizzazione dell’album “Dalla Morandi”
proponesti a Mogol, che gia aveva scritto il testo di una canzone
diventata poi colonna sonora di quel tour, di cambiarne il titolo
da “CARA” a “VITA”.
Quel semplice ritocco diede un senso totalmente diverso a tutto il brano,
perche eri uno al quale non piaceva un tipo di vita, ma ti piaceva
tutta la vita “in ogni sua sfaccettatura e dimensione”.
Severo si, ma gioioso come solo tu Bolognese DOC sapevi essere!
Avevi il senso innato della goliardia: basti pensare come hai etichettato
un vino di tuo gradimento: Stronzetto dell’etna
o quella barca con la quale, vento in poppa, navigavi nel mare
delle isole Tremiti o in altri loghi a te cari, e che hai
battezzato “Catarro”, oppure in quella Via D’Azeglio dove,
in tanti oggi si sono fermati per renderti omaggio ma che anche quando eri tra di noi,
sostavano per vedere dove passava i momenti di tranquillita’ il grande Lucio,
senza dimenticare i cosidetti “fuori porta” o turisti per caso
che hanno imparato a conoscere il tuo campanello, dove non c’era scritto
il tuo nome ma ben si “Dr. Domenico Sputo” che non era altro
che un tuo pseudonimo da te usato come corista negli album di Ron, Luca Carboni e gli Stadio.
E quanto tu fossi ironico anche con te stesso lo si è evinto
nell’aver accettato che i tuoi amici piu intimi ti apostrofassero
simpaticamente con il soprannome “Ragno”
per via della tua statura e peluria che rinfoltiva quasi tutto il tuo corpo.
E che dire di una tua canzone che hai intitolato “Merdman” dedicato ad un personaggio,
che, arrivato da un’altro pianeta, aveva intuito che con uno stronzo in fronte
e andando in un talk show televisivo, sarebbe potuto diventare una star!
Anche li hai anticipato i tempi dello sfruttamento, anche se trash, dell’immagine ai fini del successo.
In tanti (50.000) ti hanno accompagnato nella tua entrata in campo per quel “Secondo tempo”
che tu hai definito “un nuovo percorso dopo la vita terrena”.
In tanti ti hanno accompagnato, ripensando a tutte le canzoni che hai scritto e che
avremmo voluto scrivere anche tutti noi, tuoi colleghi di spettaoclo,
venuti in massa da tutte le parti d’Italia, per salutarti con un semplice, sincero e cordiale “Ciao”,
altro tuo capolavoro musicale.
Tutti i colleghi di una generazione sana, forse per l’esperienza accumulata
negli anni o tramandata dalle proprie famiglie, nel nome dell’amore per il prossimo.
Ripeto, erano in tanti e quindi nulla importa che non ci sia stata almeno una figura
che rappresentasse la musica e la canzone di oggi, cioe’ quella a mio avviso, “falsa”,
dei vari amici di…dei talent piu’ o meno finti, degli X Factor, che di X inteso come identita’
o forza creativa non hanno nulla e di Factor ancora meno,
e vedremo se fra 50 anni si parlera’ ancora di loro, come oggi di te, e vedremo che cosa avranno mai…”Factor”.
Non faccio nomi, perche’ la rabbia che ho dentro per questa mancanza di rispetto
nei tuoi confronti, mi farebbe scrivere o dire cose da codice penale.
Quindi su consiglio di Claudia, mia consorte, e penalista affermata, ho stralciato
la parte piu offensiva dedicata a questa pseudo nuova generazione.
Lucio, il 4/3/43, per un attimo ho avuto l’impressione che tu fossi li con noi,
perchè in torno alle 15.20, durante la funzione religiosa, nonostante la giornata fosse
leggermente velata, da una finestra della Basilica di S.Petronio, è filtrato per un paio di minuti un raggio di sole che ha invaso
la parte della navata dove eri tu, difronte all’altare.
Non vorrei essere blasfemo, ma ho interpretato quel fascio di luce come
un tuo messaggio a tutti noi, non di ringraziamento, ma di partecipazione da parte tua.
Per quanto mi riguarda, penso che sarai sempre con noi, perchè, quei fili
della radio decantati in “Rondini”, continueranno a farci compagnia, come lo e’ stato per un altro Lucio,
(Battisti) che ancora oggi penso di poter incontrare per caso da qualche parte.
Come penso di incontrare anche te Lucio, passeggiando in Via D’Azeglio,
o in Piazza Maggiore, o allo stadio.
Legandomi a questo ultimo luogo vorrei dire un’ultima cosa.
Tu, tifoso del Bologna da oltre 50 anni, con una poltroncina sempre prenotata,
in quello che oggi si chiama Stadio Renato Dall’Ara, meriteresti l’encomio che
si riserva alle grandi bandiere delle squadre calcistiche.
Come si ritira il numero della maglia del grande campione, al Dall’Ara dovrebbero
scrivere il tuo nome “Lucio 4/3/43” sul posto che hai occupato in tutti questi anni,
o che ti hanno visto seduto nell’ultima partita alla quale hai assistitio.
Non dovrebbero farvi sedere piu nessuno, e sarebbe da parte della societÃ
un gesto di grande spessore, per uno grande come te.
Si, Lucio, tu sarai sempre con noi, nei nostri cuori, nelle nostre orecchie,
nelle nostre teste, e nei nostri songni, perche, comunque vada, con te…il sogno continua!

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